La Famija Pramzana al Teatro Regio con la commedia dialettale “Peppino Verdi”

Domenica 24 novembre alle ore 15:30, in occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, va in scena al Teatro Regio la commedia dialettale in tre atti Peppino Verdi”, spettacolo che tratta della giovinezza del compositore di Busseto, presentato dalla storica Compagnia della Famija Pramzana con la partecipazione straordinaria del coro della Corale Verdi.

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La commedia si svolge nel 1824, quando Verdi ha undici anni ed è temporaneamente ospitato dalla famiglia di Pugnatta, calzolaio di Busseto con la passione della musica e di Napoleone. Il secondo e terzo atto sono ambientati dieci anni dopo: Verdi è in corsa per diventare maestro di cappella di Busseto e si intrecciano varie storie parallele per una commedia brillante, anche se con una spiccata matrice storica (fonte: Parma Network)

L’idea di istituire la “Famija Pramzana” nasce nel 1947 nello storico locale Pepèn, in borgo Sant’Ambrogio. Era da poco terminata la guerra e tutti erano animati dal desiderio di ripartire, con la speranza di creare unione, amicizia e collaborazione laddove le brutalità della guerra avevano generato disgregazione e individualismo.

Sede della Famija Pramzana
Fonte: www.wikipedia.org

Da allora la “Famija”, che ha sede a Porta San Francesco (tra barriera Bixio e viale Vittoria), ha sempre cercato di essere un punto di riferimento per la parmigianità: scopo principale è quello infatti di mantenere vive tutte quelle tradizioni che tendono a essere dimenticate. L’associazione si è fatta promotrice di innumerevoli eventi culturali e ricreativi, conferenze, spettacoli e attività editoriali, cercando sempre di tenere vivo l’amore per le arti e per le tradizioni cittadine. In riconoscimento al costante impegno nella cultura e negli atti di beneficienza, l’associazione è stata insignita dal Comune di Parma dell’attestato di benemerenza del Premio Sant’Ilario.

Dsevod
Fonte: www.pramzanblog.com

Gli sforzi maggiori della “Famija” nel corso della sua attività sono stati compiuti nel tentativo di preservare il dialetto parmigiano, tanto che negli anni Cinquanta istituisce una propria Compagnia Dialettale, con l’intento di far rivivere gli indimenticabili spettacoli dei fratelli Clerici e le antiche maschere dello Dsèvod, del Sandrone, del dottor Balanzone.

Il teatro dialettale infatti tocca il suo apice negli anni Venti, quando la “Compagnia della risata”, il gruppo formato da Italo e Giulio Clerici, Bruno Lanfranchi e Alberto Montacchini cominciò ad esibirsi in cantine e solai, per poi passare alle piazze dei paesini del parmense ed arrivare ai veri teatri, riscuotendo un successo che andava oltre ogni aspettativa. Gli anni successivi ebbero come protagonista assoluta Emilia Gabelli, in arte Magnanini, la prima donna (i personaggi femminili c’erano anche prima, ma venivano interpretati da maschi travestiti) a cimentarsi nel teatro dialettale. Infine, come già anticipato, la “Famija” fondò la sua personale compagnia dialettale, sulla cui scia crebbero nuovi gruppi, come la “Compagnia dialettale Sissese” e la “Nuova Corrente”.

I fratelli clericiLa storia del teatro dialettale e le vicende dei suoi protagonisti sono stati trattati in maniera approfondita nell’incontro tenutosi sabato 16 novembre proprio presso la sede della Famija Pramzana, in Viale Vittoria 4. Si è trattato in realtà non di un evento isolato, ma di uno dei cinque appuntamenti del ciclo “La storia va in scena”, dedicato all’approfondimento di alcune tematiche trattate nella monumentale opera Storia di Parma (MUP Editore 2013).

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