Luoghi verdiani – Verdi tra Parigi e Sant’Agata

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Dopo il trionfo del Nabucco, la strada del successo era spianata per Verdi che cominciò a sfornare opere, quasi una all’anno per i successivi dieci anni. Lo stesso Verdi però definì questo periodo “gli anni di galera”, perché si trattò per lo più di opere svolte su commissione, da terminare in fretta e spesso non sorrette da una genuina ispirazione (fonte: Wikipedia.it).

Poi fu la volta della cosiddetta “Trilogia popolare”, in cui Verdi riuscì a far emergere la sua vena più innovativa e a raggiungere livelli di introspezione psicologica inediti. Le tre opere scritte tra il 1851 e il 1853 (Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata) imposero Verdi come il massimo operista italiano del suo tempo, oltre a essere oggi considerati tre capolavori assoluti della lirica mondiale.

Dopo alcune esperienze all’estero e nelle principali città italiane, il desiderio di condurre una vita tranquilla e appartata indussero Verdi (che nel frattempo si era risposato) ad acquistare una villa a Sant’Agata, nei pressi di Villanova sull’Arda, assieme al podere circostante e a trasferirvici con la moglie Giuseppina. Il Maestro divenne così un proprietario terriero, dimostrando una vera passione per l’agricoltura, l’allevamento e l’amministrazione delle sue terre.

Fonte: piacenzamusei.it
Fonte: piacenzamusei.it

Verdi nutriva un vero amore per la campagna: il suo carattere schivo e riservato tendeva a ricercare tranquillità e un ambiente umile e sobrio. Nonostante egli fosse affascinato dalla vitalità culturale di Parigi, per lui la capitale francese era troppo caotica, i suoi abitanti troppo “pazzi” (così Verdi era solito definire i parigini), e ogni volta che vi soggiornava non tardava a nascere in lui il desiderio di abbandonarla.

verdi a sant'agata di-arezzo.itLa villa di Sant’Agata è quindi il luogo che maggiormente rispecchia la personalità del Maestro, la cura che egli dedicò nel progettarla e nell’arredarla sono la testimonianza di quanto fosse importante per lui. Fu in definitiva il luogo in cui trascorse la maggior parte della sua vita, amministrando la terra e passeggiando nei ricchi giardini.

Ma per fortuna non smise di comporre: raggiunto il benessere economico, gli anni successivi furono quelli della maturazione artistica e umana. Dopo una serie di opere che non raggiunsero il successo sperato (erano anni di forti cambiamenti culturali e di gusti nel pubblico), l’evoluzione stilistica di Verdi culminò in due capolavori di modernità, il Don Carlos e l’Aida.

La composizione dell’Aida fu inoltre occasione di riconciliazione con la città di Parma, da cui Verdi aveva ricevuto, a inizio carriera, cocenti delusioni. Dopo aver partecipato a un concorso e aver fatto colpo sugli esaminatori, Verdi cominciò infatti a nutrire la reale speranza di poter mettere in scena una sua opera a Parma, o perlomeno di poter suonare al concerto in occasione del compleanno di Maria Luigia. Tuttavia le sue richieste vennero sempre rifiutate, o addirittura ignorate.

Fonte: villaverdi.org
Fonte: villaverdi.org

Fu a causa della chiusura dimostrata da Parma nei suoi confronti che Verdi decise di trasferirsi a Milano, dove ebbe inizio la sua sfolgorante carriera. Una volta raggiunto il successo con il Nabucco, Parma si dimostrò prontissima a riconoscere il suo talento e ad accoglierlo con tutti gli onori. Ma Verdi si dimostrò sempre restio a organizzare spettacoli nella capitale del Ducato, segno che le antiche ferite non erano ancora del tutto rimarginate.

Fu grazie all’Aida che il Maestro si riavvicinò alla nostra città:

Lo spettacolo di Parma, allestito nei primi giorni di aprile del ’72, riuscì senza dubbio uno dei migliori. La città si mostrò grata a Verdi e lo coprì di onori. Fu un avvicinamento decisivo. Il Maestro capì che i tempi erano cambiati e che doveva qualcosa anche ai suoi vicini di casa” (fonte: “Verdi. La vita e i viaggi”, a cura di G. Marchesi e M. Pasi).

Questo ci dà l’occasione di parlare, nel prossimo articolo, di come la figura di Verdi si impresse in modo indelebile nella mente del popolo parmigiano, tanto che è impossibile oggi, per chi visita Parma, non incappare di continuo nei luoghi legati al Maestro disseminati per la città.

(continua…)

 

PER APPROFONDIRE:

 

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